Colori rivelati
L’immagine si forma davanti ai nostri occhi; macchie di colore, vaporose, si raggrumano veloci: giochi di luci e ombre, di trafori e volumi, di pigmenti e materia.
Immediatamente, ci appare una nebbia di vortici soffici e colorati: sono le chiome degli alberi, che spuntano dai muri di un giardino, oltre a un cancello chiuso e a un’inferriata. Il cascinale si mostra, vivido e reale, solo in secondo piano, dietro a una nuvola di fronde colorate, che celano e nello stesso tempo rivelano il grande edificio: il loggiato, buio e ombroso, il tetto rosso e le pareti gialle, con cui le chiome, che si innalzano dal giardino, sembrano fondersi. È l’unica immagine concreta e reale che emerge da questo sogno, colorato e distante.
Davanti al nostro sguardo, al centro di un cortile, il tronco rossiccio di un albero rimane sospeso e spoglio, reggendo una chioma fatta di vapori blu, viola e verdi, con cui si mescolano il cielo e le nuvole, in un gioco di incastri turbinosi, veloci e impetuosi.
Macchie di pigmento, accostate e giustapposte, danno origine a volumi indefiniti ma comunque reali e percepibili: sono piccoli edifici che si addossano l’uno all’altro, che introducono e, veloci, guidano lo sguardo verso lo scorcio di una strada che si perde in secondo piano. I bagliori del cielo e i colori delle case si riflettono in un viottolo, simile a un canale acquoso e specchiante, quasi metallico.
Il “primo piano”, che il nostro occhio dovrebbe vedere più nitidamente, è sfuocato, fatto solo di colore; le forme sembrano definirsi man mano che ci dirigiamo all’interno della tela. L’atmosfera, sfumata e irreale, è simile a un velo, che, come nei sogni, nasconde e rivela, lasciando filtrare colori e movimenti di un mondo vero e concreto, ma comunque al di là di un confine che, affascinati, vorremmo oltrepassare.
Elena Piccoli - Dottoressa in Conservazione dei Beni Culturali
Paesaggi in Blu
Fedeltà al paesaggio prealpino e pittura di forte intensità espressiva caratterizzano da sempre l’arte di Sergio Colombo, che questa volta propone le sue visioni “in blu” con una concitazione emotiva che diventa gesto e colore, in un susseguirsi di prospettive naturalistiche straordinariamente fresche e spontanee.
Esperienza e memoria visiva lo conducono a un repertorio paesaggistico, che supera la semplice descrizione in una ricerca sempre più spinta di una libertà d’espressione che diventa libertà di tocco, vibrazione di colore e luce, in un’esplosione di cromatismi dominati da un azzurro talmente intenso che diventa blu, colore della mente e dell’anima.
Opere inedite, dunque, dove la forma è costruita in virtù del movimento della pennellata, dove il colore domina in architetture spaziali che lasciano intuire case, strade, vicoli, restringimenti e slarghi, tra zone ombrose e squarci di luce, in una progressiva dilatazione che oltrepassa i confini della stessa tela.
Non facile restare fedeli alla tradizione lombarda della pittura di paesaggio senza cadere in ripetizioni che finirebbero per svilire quell’adesione totale a una natura estremamente vitale e ferace: oggi Sergio Colombo è totalmente avvolto e inebriato dall’aria scossa da sferzate di vento, apparentemente sfuggente e imprendibile, che guizza via in dinamiche sequenze che diventano sempre più intense, sempre più blu.
Un romanticismo che diventa vibrazione quasi futurista, un naturalismo che perde la sua immediata riconoscibilità in una tavolozza ricca di impasti, dove il colore, per quanto denso, rivendica la sua massima estensione e trasparenza.
Ad una lettura più attenta, emerge una progressiva semplicazione dell’impianto compositivo che a volte si riduce a una solitaria casa circondata in modo prorompente dai colori della natura: le mura, che lasciano intravvedere la forte luce che fuoriesce dalle finestre, sono anch’esse illuminate e luminose. Sembra perfino che la casa, quasi teca o sacello, sia depositaria di una verità interiore che s’irradia intorno. Una sorta di metafisica solare, che diventa simbolo e allegoria di una nuova coscienza esistenziale.
Osservare e vedere ogni volta le stesse cose e scoprire ogni volta aspetti inediti, in un lasciarsi sorprendere da abbagli di luce e da nuovi orizzonti, che sembrano sfondare la tavolozza, in una compenetrazione tra gesto e natura che sa ancora adesso emozionare. Totalmente.
Luciana Schiroli
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